Trentacinque anni fa, il 20 giugno del 1975, gli americani andarono al cinema per vedere un film che alterò per sempre il loro immaginario, terrorizzando intere generazioni di nuotatori, surfisti e semplici bagnanti. Il film era
Jaws (
Lo squalo) di
Steven Spielberg, che ebbe anche il merito di creare un nuovo modo di girare i cosiddetti
monster’s movie.
Circa 30 minuti di
riprese in soggettiva che mostravano il mondo visto con gli occhi feroci del predatore marino. Le gambe e i corpi degli attori, ignari del pericolo subacqueo, diventarono le gambe e i corpi degli spettatori di tutto il mondo che subirono lo shock di vedersi indifesi dinanzi al mostro marino. La paura non diminuiva neanche sapendo che il protagonista animale del film era un modello, con pelle in plastica e interni pneumatici, manovrato da un gruppo di esperti. Non lo sapevate?! In effetti, ancora oggi ci sono spettatori che non collegano lo squalo a un modello elettronico, grazie al realistico effetto ottenuto da Spielberg con riprese che alternano l’animale finto a veri squali bianchi.
Per il film vennero costruiti ben 3 modelli meccanici [
guarda le foto] che Spielberg battezzò
Bruce, utilizzando con grande ironia e/o sarcasmo il nome del suo avvocato,
Bruce Ramer. Due dei tre Bruce avevano un lato cavo per facilitare la gestione e la manutenzione dei meccanismi idraulici mentre il terzo, utilizzato per le riprese subacquee, era intero. L’Art Director
John Alves supervisionò il
design del pesce e
Bob Mattey si occupò degli
effetti speciali. Purtroppo, ci furono numerosi e continui malfunzionamenti idraulici, anche per via della salsedine, che fecero lievitare il budget del film, ma costrinsero anche il regista a inventare diverse riprese alternative che aumentarono la
suspence del film.
Lo squalo vinse tre Oscar©, fu un successo di critica e record d’incassi al botteghino fino al 1977, quando fu battuto da
Guerre Stellari. Dopo il film, i tre Bruce vennero smantellati, almeno così appurò il reporter della
National Public Radio (NPR)
Cory Turner che, folgorato a 10 anni dalla visione del film, decise in seguito di affrontare e superare le sue paure mettendosi sulle tracce di Bruce, diventato anche per lui un’icona culturale. L’impavido reporter andò a chiedere notizie sullo squalo direttamente al regista e il suo portavoce
Martin Levy gli confermò lo smantellamento dei tre squali meccanici.
Cory non si rassegnò neanche dinanzi a questa autorevole risposta e cominciò a chiedersi dove e chi avesse provveduto allo smaltimento dei resti della sua icona cinematografica. Si ritrovò così su
Facebook, dove esiste una pagina dedicata a Bruce e dove le speranze del reporter si riaccesero perché si parlava di un quarto modello! In effetti, un archivista della NBC Universal gli confermò l’esistenza di un quarto squalo che non fu mai usato per il film, ma fu costruito per gli
Universal Studios, dove rimase come attrazione a tema dal 1975 al 1990. Poi, disse ancora l’archivista, un fan lo rintracciò telefonicamente per segnalargli la presenza di uno dei modelli in un deposito macchine da rottamare nella Sun Valley.
Il resto è storia dell’ultima settimana. Cory Turner ha infatti rintracciato il 4° Bruce e si è recato sul posto insieme a John Alves e a Roy Arbogast, uno dei collaboratori che partecipò alla costruzione. Finalmente, il reporter che all’età di dieci anni rimase scioccato e affascinato dall’enorme creatura di Spielberg ha potuto toccare e fotografare il suo mito, sospeso su un’impalcatura, nel mezzo di un’oasi di palme, in un cimitero di auto. Bruce aveva la pelle piena di crepe e il suo colore d’origine era piuttosto sbiadito. Al posto della minacciosa dentatura c’erano delle protesi di legno, ma le dimensioni erano esatte.
“Sai quanto mi stupisce nel vederlo? – ha detto John Alves a 35 anni di distanza – “ E’ dannatamente enorme!”
E Cory Turner conclude così l'articolo che documenta la sua ricerca: “Le sue mascelle sono aperte, e mi sono appoggiato abbastanza vicino da vedere macchie di vernice scrostata nelle pieghe della sua bocca. Ho guardato nei suoi occhi, poi di nuovo alle sue fila di denti scheggiati. Infine, ho allungato la mano.”
- Tratto da: Cory Turner, Hunting Bruce, Or, On The Trail Of The 'Jaws' Shark, 2 giugno 2010