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La Carta di Bologna
Nel mondo oggi un terzo del cibo prodotto finisce sprecato ogni anno lungo la filiera alimentare mentre 805 milioni di persone risultano ‘cronicamente sottonutrite’. Lo spreco annuo di cibo sul pianeta vale una volta e un terzo l’intero PIL italiano, ovvero 2060 miliardi inclusi i costi sociali, ambientali ed economico-produttivi (studio FAO - Food Wastage footprint 2014).
In Italia, elaborazioni Last Minute Market rilevano che lo spreco annuo di cibo è di 1.461.018 tonnellate per il residuo agricolo in campo (3,08%), di 2.036.430 tonnellate in ambito industriale-produttivo, di 270.776 tonnellate per lo spreco nella distribuzione. Senza contare il costo dello spreco domestico che nel 2013, secondo l’Osservatorio Waste Watcher, è costato 8,1 miliardi di euro, pari a circa 2,5 kg di cibo gettati ogni mese, per un costo di 32 euro al mese.
A partire da questi dati il progetto “Stop food waste. Feed the planet” si propone di tracciare una precisa linea direttrice intorno alla quale condividere politiche comuni di lotta allo spreco alimentare.
Tutto ciò verrà realizzato attraverso la Carta di Bologna: un vero e proprio decalogo che sarà presentato dal Ministro Gian Luca Galletti e dalle autorità politiche dei Paesi invitati all’avvio dei lavori della mattina, e che sarà successivamente proposto ai Governi europei per un’adozione congiunta, anche in sede di Expo 2015.
Ne parliamo a Decanter con il professor Andrea Segrè presidente del Comitato Tecnico Scientifico promotore del progetto
RIASCOLTA QUI LA PUNTATA DI MERCOLEDI' 19 NOVEMBRE
Gli 11 punti della carta di Bologna Presentata lunedì 24 Novembre 2014:
Noi, i Governi, ci impegniamo a:
1) includere il problema degli sprechi e delle perdite alimentari all’interno dell’agenda internazionale in
materia di protezione dell’ambiente e sostenibilità;
2) adottare una definizione chiara, comune e ufficiale di “sprechi e perdite alimentari” e una metrica
comune per la loro qualificazione e quantificazione, con riferimento ai risultati prodotti dai principali
progetti europei e internazionali condotti sul tema;
3) avviare un processo partecipato allo scopo di identificare le principali cause degli sprechi e delle
perdite alimentari lungo la filiera, le possibili soluzioni e i possibili ambiti di intervento. Tale
processo richiede l’identificazione degli attori direttamente coinvolti nell’attuazione delle misure
(sia a livello individuale che collettivo) e la valutazione dei costi e dei potenziali benefici ad esse
associati. Tale processo richiede inoltre l’identificazione delle principali problematiche, inclusi i
vincoli sistemici, e delle modalità/strumenti per la loro risoluzione (infrastrutture, tecnologie,
cambiamenti organizzativi nelle filiere/sistemi alimentari, capacity building, politiche e
cambiamenti istituzionali);
4) definire e adottare un quadro di riferimento adeguato che includa gli aspetti di natura regolamentare,
incentivi e facilitazioni affinché il settore privato (es. distribuzione e commercio, ristorazione,
catering) e i consumatori siano in grado di intraprendere misure decise per contrastare modelli di
consumo non sostenibili;
5) definire, adottare e dare concreta attuazione a Programmi Nazionali, sostenuti da risorse adeguate,
espressamente rivolti al tema degli sprechi e delle perdite alimentari lungo la filiera, garantendo al
contempo la sicurezza e la qualità degli alimenti. Tali Programmi dovrebbero essere affiancati da
campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini, allo scopo di aumentare il grado di consapevolezza
sulle conseguenze negative degli sprechi e delle perdite alimentari;
6) introdurre target misurabili di riduzione degli sprechi e delle perdite alimentari lungo i diversi anelli
della filiera;
7) promuovere il coinvolgimento e la partecipazione di tutti gli attori della filiera verso il
raggiungimento dei target di riduzione, garantendo al contempo la sicurezza e la qualità degli
alimenti,
8) introdurre o rafforzare programmi di educazione alimentare nelle scuole;
9) promuovere iniziative di innovazione sociale nel campo della prevenzione degli sprechi alimentari, a
partire dall’individuzione e rimozione degli elementi che potrebbero ostacolare il loro sviluppo;
10) incoraggiare la donazione degli alimenti invenduti ma ancora commestibili a enti di beneficenza e
persone in difficoltà, attraverso la semplificazione e l’armonizzazione del quadro di riferimento
normativo (procedurale, fiscale, sanitario), garantendo nel contempo la sicurezza e la qualità degli
alimenti;
11) assicurare il monitoraggio e la rendicontazione nel tempo dell’efficacia delle azioni intraprese.