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Moni Ovadia, "Difendere Dio"

Collana Uomini e Profeti, Morcelliana 2009

Moni Ovadia, "Difendere Dio"


"Difendere Dio": da che cosa, visto che Dio, quasi per definizione, non ha nessun bisogno di venire tutelato da quelle povere creature che noi siamo? Vi può essere un modo totalmente diverso di difendere Dio, di mettersi dalla sua parte anche quando non lo si comprende, ma senza chiudere gli occhi sul patimento delle creature. Occorre, per fare questo, rinunciare all'arroganza del pensiero, procedere dubitando, farsi travolgere dalla passione dell'interrogare. Ma anche distogliersi da se stessi per far luogo ad altri, e, soprattutto, mettere la misericordia al posto della dottrina, cercare umilmente di agire il più giustamente possibile sulla terra, invece che farsi interpreti del diritto divino. Questa è stata, credo, l'intenzione di Moni Ovadia. Uomo di teatro, di canto, di musica, di spettacolo, sa mettere l'ironia nelle cose più gravi, sa toccare le corde del cuore agendo sull'intelligenza, sa intonare la compassione dentro le rime della colpa. Dotato, come solo gli ebrei possono essere, di una "passione teologica" che fa tutt'uno con la sua carne, ha voluto provare a difendere Dio dalle idolatrie, dalle ortodossie, dai falsi nomi che nei secoli gli sono stati cuciti addosso, risalendo i sentieri spesso arditi dell'interpretazione, ma anche sospendendo le parole, o deviandole in un sorriso, là dove si scontra con il fatto che Dio non è una "evidenza" sempre alla nostra portata.

(Gabriella Caramore, dal risvolto di copertina)

 

  

MONI OVADIA, nato in Bulgaria nel 1946 e laureatosi in Scienze Politiche a Milano, ha incominciato la sua attività artistica come cantante e musicista nel gruppo dell'Almanacco popolare. Studioso di musica popolare, compositore di famiglia e cultura ebraica, attore ironico e incisivo, a partire dagli anni '80 mette a punto un genere teatrale che si avvicina alla forma del cabaret, riuscendo ad avvicinare il grande pubblico alla cultura ebraica. A partire dal successo editoriale del 1996 "Perché no?" (Bompiani), si ricordano fra le sue recenti pubblicazioni: Contro l'idolatria (Einaudi 2005); La bella utopia (Promo Music 2008); L'ebreo che ride. L'umorismo ebraico in otto lezioni e duecento storielle (Einaudi 2008); Vai a te stesso (Einaudi 2008).

 


Diciamo che tutte quelle grandi manifestazioni di religiosità hanno una allarmante ridondanza di parole come se si volesse ricoprire Dio, tenerlo a bada, tenerlo lontano, per non misurasi relamente con Lui, con quello che realmente è e soprattutto non è. Io penso che il Divino non chieda all'essere umano di credere in Dio, ma di credere nei suoi simili - un'impresa assai più difficile

 

 

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