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Non Abbiamo Più Scuse

di Elasti

«Ma, non ho capito, è un maschio o una femmina?»
«Ecco, appunto, non l’ho capito neppure io»
«Si chiama “Mo”. Sarà un maschio, no? Finisce per O»
«Cosa c’entra? Pensa ad Nicola, Luca, Andrea. Finiscono per A ma sono maschi»
«Quindi cos’è? Un bambino o una bambina?»
«Non si sa ancora. Non è un terrestre e nel suo pianeta si scopre più tardi»
«Più tardi quando?»
«Intorno ai 16 anni»
«Incredibile»
«Bestiale»
«Adesso, però, vai avanti».
In un angolo in alto della libreria, un po’ nascosto, ho ritrovato uno dei libri preferiti della mia infanzia. L’ho preso, l’ho annusato, perché gli odori del passato sono ipnotici, l’ho sfogliato e ho deciso che ne avrei letto, ad alta voce, un pezzetto ogni sera ai miei figli – tre, maschi e selvaggi quanto basta.
«Che roba è?»
«Ci sono battaglie?»
«Chi sono i cattivi? E i buoni?»
«Non vi preoccupate. Ascoltate e basta».
Hanno ascoltato e, sera dopo sera, nonostante l’assenza di battaglie, di buoni e di cattivi, si sono lasciati rapire da una storia, che parla di noi, di loro e del nostro mondo.
Il libro si chiama “Extraterrestre alla pari”. Lo ha scritto Bianca Pitzorno nel 1979, anni lontani, problemi diversi ma non così tanto.
Racconta l’avventura di Mo, che ha circa 10 anni, viene da un pianeta che si chiama Deneb, e, nell’ambito di un programma di scambio, viene accolto da una famiglia terrestre per tre anni. Il problema è che nessuno sa se Mo è maschio o femmina. A Deneb non ha alcuna rilevanza fino a quando non si diventa grandi. A Mo piacciono il rosa ma anche l’azzurro, lavorare a maglia, giocare a calcio, fare a botte e indossare vestitini colorati. La libertà di Mo di essere e fare ciò che vuole confonde, spiazza e sconvolge i suoi anfitrioni terrestri che, per poter interagire con lui o con lei, hanno assoluto bisogno di sapere subito.
Abbiamo sempre meno scuse per restare impigliati negli stereotipi di genere.
Il cervello è uguale per gli uomini e le donne. E i caratteri considerati maschili o femminili sono mescolati, come un mosaico, in ogni individuo. 
Lo dice un gruppo di neuroscienziati dell’Università di Tel Aviv che hanno pubblicato un articolo, sulla rivista scientifica Pnas, ripreso oggi da La Repubblica.
Noi donne siamo più empatiche mentre gli uomini hanno maggior senso dell’orientamento? Noi riusciamo meglio nelle materie umanistiche e loro in quelle scientifiche? Noi abbiamo il mutitasking e loro no?
È vero solo in parte e, soprattutto, è il risultato della cultura e dell’educazione, non delle nostre caratteristiche cerebrali.
«Sapete una cosa?»
«Eh?»
«Io, quando sarò nonna, vorrei avere tanti nipotini come Mo, che amino lavorare a maglia e fare la lotta, il rosa e l’azzurro e si vestano come gli pare»
«Va be’, mamma, adesso basta fare questi discorsi da femmina. Continua a leggere che è meglio».
Sì, lo so. La strada è ancora lunga ma almeno la scienza è al nostro fianco.
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