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Recensione - Le novità editoriali

videosofia Valentina De Carlo Caratterimobili filosofia televisione

di Valentina De Carlo
Editore: Caratterimobili


Per Caratterimobili, una piccola ma intraprendente casa editrice di Bari, esce un saggio scritto da Valentina De Carlo; pluripremiata collega della emittenza privata – grazie a un ammirevole curriculum di giornalista, regista-programmista, autrice e conduttrice – che qui si scopre riflessiva osservatrice del mezzo televisivo. Indovinato il titolo, che propone suggestivamente una possibile combinazione tra la tv e la filosofia; e affascinante il percorso messo in piedi, dove il rapporto tra le due istanze viene preso in esame sotto diversi punti di vista. Meno chiare appaiono le conclusioni, ammesso l’autrice desideri arrivarci. Di fatto la missione di uno studioso, sembra voglia ricordarci il suo approccio, è soprattutto quella di formulare delle domande, piuttosto che approdare a delle risposte. Sotto questo aspetto la De Carlo centra l’obiettivo.

Sia pure costellato da un eccessivo numero di citazioni, il libro è pieno di pareri interessanti; mancando tuttavia proprio il suo, ma può essere sia sfuggito a noi. Non aiuta a fare chiarezza, aumentando piuttosto la densità della lettura, l’introduzione di Gabriele Frasca; un critico letterario del quale in passato abbiamo letto i libri, uno più ambizioso dell’altro, ma che in questa circostanza firma un’introduzione almeno per noi un pò faticosa. Resta ammirevole il tentativo portato dalla De Carlo, sulla scorta di illustri predecessori tutti ampiamente citati nel testo, di mettere sullo stesso piano una scienza umanistica e un mezzo di comunicazione. Mentre colpisce come ogni volta ragionino attorno al proprio mestiere, i protagonisti grandi e piccini dell’informazione invece di scegliere la strada della semplicità – che è poi quella adoperata nello svolgimento della loro professione; tranne nel caso dell’esoterico Enrico Ghezzi, metà cinefilo e (ogni tanto) metà senza meta – preferiscano prendere quella opposta: quasi la scelta rappresenti una forma di riscatto.

Ma il tentativo teorico della De Carlo, che rimane dalla parte della ragione perché in fondo auspica una televisione più matura, va ammirato. Viene alla mente come Gianni Vattimo, negli anni Ottanta, ci avesse già provato; conducendo ogni lunedì sera, su Rai Tre, una trasmissione intitolata “La clessidra”. In studio l’illustre filosofo ospitava volta per volta un suo collega; riflettendo molto rapidamente sui significati dell’esistenza, al punto la durata degli interventi era regolata proprio da una clessidra. Al termine della puntata Vattimo passava la linea al famigerato “Processo del Lunedì” di Aldo Biscardi; imperdibile appuntamento dei tifosi di calcio, divenuto nel tempo l’emblema della tv spazzatura. Oggi quel programma se lo ricordano in pochi (parliamo de “La clessidra”, “Il processo” se lo ricordano tutti...) ma la cultura alta e quella bassa, croce e delizia di generazioni di intellettuali italiani, non furono mai così vicine. Ha ragione Valentina: bisogna sempre puntare in alto. E continuare a riflettere, persino in maniera complicata, su quanto nella nostra società rimanga importante bene o male la televisione. La mamma di tutti gli schermi.


A cura di Vittorio Castelnuovo 
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