Interrogazione a risposta scritta

Al Ministro dell'interno
Al Ministro dell'economia e delle finanze

PREMESSO CHE:

 

l'evasione fiscale sottrae allo Stato oltre 120 miliardi di euro ogni anno, corrispondenti a circa l'8% del prodotto interno lordo italiano;

secondo un rapporto della Guardia di Finanza esistono 19 tipi di evasione fiscale;

nei primi mesi del 2013 sono stati individuati circa 5000 evasori fiscali, debitori di circa 17 miliardi di euro;

nel 2012 lo Stato italiano ha recuperato 12,5 miliardi di euro, ovvero poco più del 10% del totale evaso;

un rapporto della Corte dei Conti ha analizzato il periodo intercorrente tra il 2000 ed il 2012, rilevando come su 807 miliardi di euro evasi ne siano stati recuperati solo 70;

un'inchiesta trasmessa il 9 settembre 2013 su Rai 3 dal programma “Presa Diretta”, intitolata “Soldi sporchi”, ha mostrato con chiarezza le pratiche d'infiltrazione della camorra di Casal di Principe nell'economia veneta, in particolare nel settore edilizio;

i casalesi, guidati dal boss Mario Crisci, hanno per anni utilizzato una società finanziaria di nome “Aspide”, che ufficialmente si occupava di prestiti e di recupero crediti, per avvicinare piccoli imprenditori locali in difficoltà a causa della crisi economica ed impossibilitati dall'ottenere prestiti e fidi dalle banche, erogar loro crediti a tassi fortemente usurari (dal 15% al 180% mensili) ed infine costringerli a cedere le proprie attività economiche (imprese, società e beni valutati nell'ordine di svariati milioni di euro), spesso senza alcun corrispettivo economico, dovendo anzi gli imprenditori occuparsi del pagamento delle spese connesse alle vendite, come riportato anche dall'articolo “«Gomorra» in Veneto: 25 arresti – Estorcevano denaro alle aziende” pubblicato il 14 aprile 2011 nell'edizione online del “Corriere del Veneto”;

gli imprenditori che non riuscivano a pagare secondo le tempistiche dettate dai camorristi erano vittime di minacce e di brutali pestaggi, testimoniati da intercettazioni telefoniche eseguite dalla Direzione Investigativa Antimafia di Padova;

l'operazione denominata “Serpe” della Dia padovana è riuscita, tramite l'infiltrazione di un imprenditore, Rocco Ruotolo, che aveva denunciato l'essere stato avvicinato dalla società “Aspide” ed era stato quindi utilizzato per incunearsi nell'organizzazione criminale, a portare all'arresto di numerosi affiliati alla camorra del casertano;

le indagini della Dia hanno portato alla luce come i casalesi fossero in possesso di oltre un milione di euro da investire nell'acquisto di società del Nord Est (più di 100), da utilizzare principalmente per riciclare il denaro proveniente da altre attività illecite;

l'organizzazione in questione utilizzava anche persone venete, tra cui Christian Tavino, ex poliziotto condannato a 16 anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso addetto alla riscossione dei crediti, alle estorsioni ed alle intimidazioni, per instaurare negli imprenditori avvicinati una falsa sensazione di tranquillità e di fiducia;

il suddetto Tavino, intervistato da “Presa Diretta” nel corso della già citata puntata del 9 settembre, ha affermato che i casalesi capeggiati dal boss Crisci avrebbero anche finanziato traffici di cocaina e di hashish (quest'ultimo spedito in Sardegna tramite un carico di pesce spada farcito di droga);

sempre nella stessa intervista, Christian Tavino ha raccontato che i casalesi erano diventati una sorta di società di consulenza per gli imprenditori che non volevano o non potevano più pagare i debiti con il fisco;

Tavino ha confermato alcune passate affermazioni di Crisci spiegando che le aziende, col consenso degli imprenditori, venivano chiuse una volta accumulati gravosi debiti nei confronti del fisco e riaperte immediatamente dopo con lo stesso nome senza più debiti, distribuendosi così i soldi risparmiati tra l'imprenditore, i casalesi ed il prestanome;

dal racconto di Tavino risulta che, oltre a favorire l'evasione fiscale, Crisci e l'organizzazione criminale si occupava anche di riciclare il denaro dei fondi neri degli imprenditori, attraverso rapporti con banche compiacenti, alcune delle quali consapevoli delle attività di usura legate al Crisci ed alla società “Aspide” e spesso pronte a suggerire le modalità più sicure per i camorristi (ad esempio l'apertura di cassette di sicurezza,le modalità più sicure per versare soldi senza incappare in controlli approfonditi), ricevendone in cambio i direttori regali di vario tipo;

per le operazioni di compravendita di società venivano utilizzati notai che non hanno mai segnalato la “stranezza” di tali atti;

le spese legate all'attività del notaio ed una cifra “per il disturbo” erano a carica degli imprenditori, che non prendevano alcun corrispettivo per la vendita delle loro attività economiche;

nello stesso programma televisivo è stato intervistato Roberto Saviano, che ha raccontato come le modalità descritte nell'inchiesta proposta da “Presa Diretta” siano replicate anche nel resto del Nord Italia, in particolare in Piemonte ed in Lombardia;

Saviano ha sottolineato ulteriormente il legame intercorrente tra criminalità organizzata e banche, citando come esempio l'inchiesta della Dia di Napoli che ha dimostrato come per un periodo al rifornimento liquido dei Bancomat di una delle più importanti banche della zona provvedeva il clan Gallo, che gestisce il narcotraffico in Spagna;

sempre nel corso dell'intervista rilasciata a “Presa Diretta” Saviano ha spiegato che, in fase di crisi economica, mafie e banche si alleano, perché alle banche serve liquidità e alla criminalità organizzata riciclare il denaro proveniente dagli affari illeciti;

un servizio di Giulia Bosetti, sempre durante “Presa Diretta”, ha narrato di altri casi (nel mantovano, ad esempio) di cessioni forzate a titolo gratuito di attività sane da parte di membri della criminalità organizzata, con minacce e percosse nei confronti degli imprenditori;

solo il caso legato ai fratelli Catapano, che “salvavano” attività imprenditoriali in difficoltà passandole a prestanome di Castelvolturno e poi chiudendole in modo da non permettere più azioni creditorie da parte del fisco, tra il 2009 ed il 2011 avrebbe coinvolto 9 milioni e mezzo di distrazioni patrimoniali, 5 milioni e mezzo di tasse evase, 24 milioni di guadagno e decine di aziende coinvolte;

questa situazione si innesta in una congiuntura economica internazionale che fin troppo spesso mette in ginocchio chi decide di proseguire le proprie attività imprenditoriali in maniera onesta, come dimostra l'enorme quantità di suicidi degli ultimi 2 anni (120 imprenditori, 9 al mese, principalmente nel Nord Est);

le banche hanno negli ultimi anni ridotto i finanziamenti alle imprese del Nord per 40 miliardi e costretto a rapide coperture dei prestiti e fidi già erogati, mettendo in estrema difficoltà i piccoli imprenditori e creando vuoti che le criminalità organizzate sono state incredibilmente pronte a riempire;

la cronaca ci racconta con sempre maggior frequenza di come le mafie si siano infiltrate nell'imprenditoria dell'Italia settentrionale e di come le banche siano spesso compiacenti e complici.

 

 

 

INTERROGA:

 

se i Ministri siano, per quanto di competenza, a conoscenza dei fatti narrati;

quali misure siano state prese in merito;

quali azioni si intendano intraprendere contro gli istituti bancari compiacenti rispetto alle criminalità organizzate;

se non sia opportuno studiare misure urgenti per permettere ai piccoli imprenditori di accedere con maggior facilità al credito bancario, così che nessuno sia costretto a chiudere la propria attività, aumentando i già drammatici livelli di disoccupazione, o a rivolgersi alle mafie per mancanza di alternative;

se non sia opportuno pubblicare l'elenco degli istituti bancari che risultano coinvolti nelle vicende narrate ed in quelle analoghe;

se non si possano studiare modalità maggiormente incisive, rapide ed efficaci per l'ottenimento degli aiuti previsti per gli imprenditori vittime di usura e di vessazioni da parte della criminalità organizzata e che, invece di piegarsi ad essa, decidono coraggiosamente di denunciare il tutto alle autorità.


on. Arturo Scotto

Rai.it

Siti Rai online: 847