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Narrativa Usa

Recensione - Le novità editoriali

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di Autori vari



Negli ultimi anni la narrativa Usa è stata il fiore all’occhiello di Minimum Fax; la casa editrice romana che nei giorni passati ha presentato “Sur”, una collana dedicata alla letteratura sudamericana. L’America dunque continua ad essere per tante ragioni al centro dell’attenzione del mondo dell’editoria. Come ha dimostrato l’illuminismo digitale proposto da Robert Darton – un professore di Harvard che i lettori italiani hanno apprezzato nel recente “Il futuro del libro”, edito da Adelphi – il quale ha messo a punto il progetto di una biblioteca universale aperta a tutti e da realizzare in Rete.
Oltre gli amici di Minimum Fax ci sono altri editori che hanno guardato all’America e alla sua grande storia culturale. Tra questi Il Saggiatore, che negli ultimi mesi ha pubblicato due testi molto interessanti. Una raccolta di scritti, discorsi e lettere dello scrittore William Faulkner, dal titolo “W.F.” e curata dallo studioso James B. Meriwether; e la biografia del poeta Allen Ginsberg, intitolata “Io celebro me stesso” e scritta dal suo archivista personale Bill Morgan. Considerando la differenza di generazione, per tacere di quella narrativa, i ritratti dei due letterati compongono un profilo del Novecento americano; gettando luce sulle fondamenta della sua tradizione letteraria, nel caso delle memorie di Faulkner, ed illustrando le contraddizioni della società Usa, nel caso invece della appassionante biografia di Ginsberg.


Un’altra voce autorevole è stata quella di John Steinbeck, di cui Bompiani ha mandato in libreria “C’era una volta una guerra”; dove l’autore di “Furore”, nelle vesti di inviato di guerra per il New York Herald Tribune tra il giugno e il dicembre del 1943, racconta attraverso descrizioni acutissime lo sbarco degli alleati e la liberazione dell’Italia. E’ un’occasione importante perché il lettore può apprezzare il talento di un grande scrittore al servizio della cronaca storica.
Rispetto questi nomi uno meno conosciuto al grande pubblico è invece quello della scrittrice Patricia Highsmith, nonostante dai suoi libri registi importanti come Alfred Hitchcock e Wim Wenders abbiano tratti film celebri. Il giornalista Andrew Wilson ne ha narrato la vita non facile, piena piuttosto di ampie zone d’ombra come di intense forme d’ispirazione, nell’avvincente “Il talento di Miss Highsmith”, che l’editore Alet ha stampato per il nostro mercato. E’ un libro molto bello, ma anche spiazzante per l’amarezza che a tratti esprime.


Lo stesso si può dire della notevole biografia scritta da Carol Sklenicka e rivolta alla vita tormentata di Raymond Carver, uno dei più celebri scrittori statunitensi dell’età contemporanea. Definito il padre del minimalismo, una corrente letteraria incentrata sostanzialmente sulla scelta del racconto breve, Carver poté assaporare il successo solo negli ultimi anni della sua esistenza. La biografia “Raymond Carver. Una vita da scrittore” è realizzata davvero molto bene e oltre a trasmettere la qualità e la tenacia dell’autore di “Cattedrale”, consente di far conoscere agli appassionati il nome di Nutrimenti, il piccole ed intraprendente editore romano che ne ha curato l’edizione italiana.
Storicamente è quella del vagabondo, come del resto intuì Charlie Chaplin appena sbarcato dalla natia Inghilterra, la figura più popolare dell’immaginario collettivo americano. Ad essa è dedicato il bellissimo saggio di Nels Anderson “Il vagabondo”, pubblicato la prima volta nel 1923 e da tempo considerato un classico della sociologia statunitense. Combinando la testimonianza personale con l’approccio etnografico e il vasto materiale documentario, Anderson fornisce un’immagine differente del mito della frontiera americana ed illustra il prezzo pagato da molti uomini a fronte del processo di industrializzazione.
In età contemporanea è stato Bob Dylan a celebrare sovente, sia pure immerso nella mitologia del pop, le vite dei diseredati e degli umili. Ora che compie settanta anni lo celebrano in molti, pure nel nostro paese. E “The ballad of Bob Dylan”, firmato dal critico Daniel Mark Epstein e licenziato da Arcana, si segnala come una delle pubblicazioni più originali, cogliendo sullo sfondo di quattro concerti storici dell’artista altrettanti momenti di svolta. Ben fatto.  


A cura di Vittorio Castelnuovo
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