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Libri in archivio - Ed. 2014/2015

Il giovane favoloso

Mario Martone e Ippolita di Majo

Leopardi è un bambino prodigio che cresce sotto lo sguardo implacabile del padre, in una casa che è una biblioteca. La sua mente spazia ma la casa è una prigione: legge di tutto, ma l’universo è fuori. In Europa il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l’esterno. A ventiquattro anni, quando lascia finalmente Recanati, l’alta società italiana gli apre le porte ma il nostro ribelle non si adatta. A Firenze si coinvolge in un triangolo sentimentale con Antonio Ranieri, l'amico napoletano con cui convive da bohémien, e la bellissima Fanny. Si trasferisce infine a Napoli con Ranieri dove vive immerso nello spettacolo disperato e vitale della città plebea. Scoppia il colera: Giacomo e Ranieri compiono l'ultimo pezzo del lungo viaggio, verso una villa immersa nella campagna sotto il Vesuvio.

 

 

 

 

Mondadori Electa pubblica la sceneggiatura de Il giovane favoloso, il film di Mario Martone che racconta la vita di Giacomo Leopardi (Recanati 1798 – Napoli 1837), interpretato da Elio Germano e che ha riscosso grande successo allo scorso Festival del cinema di Venezia.

Mario Martone e Ippolita di Majo hanno costruito i testi del film attingendo agli scritti di Leopardi, le poesie, lo Zibaldone, le Operette morali, e all’insieme del suo epistolario, lo scrigno attraverso il quale è possibile seguire la vita di Leopardi dalla giovinezza a Recanati con le giornate intere di studio nella biblioteca del padre, fino a Napoli con la composizione de La ginestra, suo testamento poetico.

La sceneggiatura si snoda tra la vita di famiglia Leopardi e il rapporto di Giacomo con il padre, la tenera e grande amicizia con il compagno della vita Antonio Ranieri prima a Firenze, poi a Roma e Napoli, gli incontri con gli intellettuali del tempo, il legame con Fanny Targioni-Tozzetti, la donna per la quale Leopardi si accese di passione, senza essere ricambiato.

Mario Martone e Ippolita di Majo riescono a trasmettere l’anima di Leopardi, e farla sentire vicina, svelando un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, ribelle, spesso emarginato dalla società ottocentesca, un poeta che va sottratto alla visione retorica che lo dipinge afflitto e triste perché malato.

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