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IL NOME DELLA ROSA


LA TRAMA DE "IL NOME DELLA ROSA"


“Il Nome della rosa” è il romanzo di Eco in cui il termine “azzo” è usato di più. La grafia corretta del lemma è però Adso e trattasi del nome che l’accompagnatore del protagonista della storia sfoggia con fierezza per tutto il racconto.

Il protagonista della storia è invece Guglielmo da Baskerville e la vicenda narra di un convento in Italia in cui degli orrendi delitti tolgono ai frati autoctoni quella simpatica spensieratezza tipica degli eremi tanto da indurli a chiamare un frate investigatore che nel film è interpretato da Sean Connery (riconoscibile da un saio che solo quello sarà costato migliaia e migliaia di euri di oggi).

Tra le vittime di questi omicidi anche frate Berengario, un monaco che non si fa problemi della sua evidente somiglianza con Sandro Bondi e che un giorno viene trovato in una tinozza insieme a degli odori facendo pensare più che a un delitto alla preparazione di un piatto tipico. Parte l’indagine di fra’ Guglielmo e gira che ti rigira, chiedi che ti richiedi, l’investigatore si accorge che fratello Jorge, un religioso cieco che non riesce a fa’ due scalini da solo ma che si destreggia tra i labirinti come fosse Usain Bolt, scopre appunto che detto frate non è proprio un mostro di simpatia e odia che si rida perché non sta bene.

Le stragi continuano, muore l’ erborista Severino, si susseguono una serie di ignobiltà che rendono il soggiorno del francescano investigatore e del suo fido novizio meno piacevole di un vacanza all inclusive, e alla fine arriva l’inquisitore Bernardo Gui e alè, la frittata è fatta. Guglielmo da Baskerville, inquisitore pentito, capisce che cominceranno le solite cose dei processi, delle punizioni, delle accuse e della gente trasformata in flambè e affretta le indagini. Infatti di lì a poco il Gui si accanisce su Salvatore,  monaco subumano dalla poliglottia sperimentale, e lo costringe a confessare cose ignobili che se non lo fermavano veniva fuori che la Fiat Multipla l’aveva disegnata lui.

Da lì il processo si entusiasma e fioccano condanne che si concluderanno in crocefissioni. Ma Guglielmo da Baskerville ha capito tutto e un giorno, senza farsi accorgere, tracchete, trova il passaggio segreto e scopre che fratello Jorge, cieco e stronzo (la grevità del linguaggio serve a rendere la portata della malvagità di detto monaco) era lì che s’era fatto, non si sa come, una biblioteca tutta sua con libri introvabili tra cui quello di Aristotele che parlava di commedia e di sghignazzi, argomento inviso al religioso di cui sopra. Guglielmo capisce che Jorge aveva impregnato di veleno le pagine del prezioso volume e che tutti quelli che avevano sfogliato quel libro e poi si erano ciucciati il dito per girare pagine, erano morti ammazzati e tiè.

Così decide di denunciare tutto ma in quel mentre Jorge dà fuoco alla biblioteca segreta diventando lui stesso un arrosticino. Guglielmo si mette in fuga salvando i libri migliori e la mattina dopo se ne va con il novizio Adso, riassumibile nel concetto di novAdsio. E a questo punto? Indove è che se ne vanno questi due monaci investigatori in groppa ai loro due somari e carichi di libri come neanche dei rappresentanti di enciclopedie? Qui finisce la storia e qui arrivate voi, amici Conigli. Poi arriveremo noi a pubblicarvi. Buona scrittura, aloha!

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